Perché, parlare ancora di catari oggi ?
Catari: adepti di una setta religiosa manichea del Medioevo, collocata notoriamente nel
sud-ovest della Francia.
Definizione tratta dal Petit Larousse.
Se ci si tiene alla definizione di catarismo che possiamo trovare in un dizionario, in una enciclopedia, o in un depliant turistico, non può che stupirci che vi si trovi un interesse ai nostri giorni, fuori dalla storia e dalla archeologia.
In ogni caso sono molte le opere che sono pubblicate ogni anno su questo soggetto: romanzi, volgarizzazioni, lavori di sintesi, ricerche scientifiche.
Le ricerche attraverso internet lo dimostrano rapidamente: le librerie in linea non sono certo povere di libri sul catarismo, in francese ma anche in numerose altre lingue.
Nella stessa maniera, i milioni di visitatori che ogni anno si riversano nel Paese Cataro vengono solo per il sole estivo, o ben altro li anima?
Perché un tale interesse…se si tratta veramente di un interesse particolare?
Bisogno di sapere, di comprendere, di fare sapere e far comprendere.
Come tutti gli avvenimenti della storia, il catarismo non è fisso nella sua comprensione: lo studio di molteplici maniere di imparare un soggetto storico si chiama storiografia, ovvero la storia della storia; quella del catarismo è particolarmente importante per comprendere meglio la diversità dei punti di vista ai quali ci si può avvicinare quanto alla definizione stessa di catarismo.
“I gruppi umani producono delle rappresentazioni di essi stessi che non riflettono un dato obiettivo escono dal campo dell’immaginario sociale.
Dobbiamo essere consci che esiste allo stesso tempo una leggenda del catarismo che integra costantemente nei luoghi in cui si svolge.”
Jean-Louis Biget “Mytographie du catharisme”
Historiographie du catharisme, cahiers de Fanjeaux n° 14, 1979, pagina n° 271
Un esempio tipico, è la frase attribuita ad Arnaud Amaury durante il massacre di Béziers nel 1209:
“Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi”, così avrebbe gridato l’abate di Citeaux quando gli assedianti gli avrebbero domandato come riconoscere gli eretici dai cristiani.
Se è impossibile conoscere la realtà storica di questa frase, ci sembra tuttavia che essa abbia fatto la sua apparizione solamente nel XVII secolo: è stata realmente pronunciata? Poco importa in definitiva visto che essa traduce due cose essenziali, la crudeltà delle guerre nel Medioevo (ma ricordiamoci bene che una guerra non è mai stata altra cosa che un atto di barbarie….) e la visione che si aveva durante la Crociata albigese quando questa frase è stata attribuita ad Arnaud Amaury.
Considerato come un iniziatore, Charles Schmidt ha il merito di avere scritto e pubblicato nel 1849,
“ Histoire et doctrine de la secte des cathares ou albigesi “ 3.
Il catarismo era considerato come una setta dualista, fortemente lontana dal cristianesimo: questa è d’altronde una certa visione che contempliamo ancora in numerosi dizionari.
Nel 1996, una riedizione dell’opera di Charles Schmidt è stata realizzata dalle Edizioni Jean de Bonnot: di squisita fattura ha avuto il merito molto più corretto di precisare che l’origine di questa idea datava di più di un secolo e mezzo precedente… perché alcuni dei lettori avrebbero potuto rimanere a questa definizione così antica e deformata.
È in seguito grazie a Napoléon Peyrat, che con i suoi tre volumi della “Histoire des Albigeois” 4, cercherà di orientare le nuove visioni sul catarismo, con una espressione più romantica.
È lui che darà un ruolo chiave a Montsegur, che non aveva una importanza particolare antecedentemente, è comunque lui che “inventerà” Esclarmonde, figlia del conte di Foix, che avrebbe preso una forma di colomba durante il suo trapasso.
Delle ossa della necropoli preistorica di Lombrives, crea i resti degli ultimi cavalieri Faydits, murati nella grotta dal siniscalco di Carcassonne.
Oggi , la nostra visione analitica ci obbliga a raggruppare le opere in categorie e queste qui, dunque naturalmente dirette verso quelle di un immaginario romantico.
Pertanto… è legittimo di rifiutare uno scritto dal fatto che la serietà dell’autore ci sfugga in qualche modo.
Un pò prima del 1900, Joséphin Péladan resuscita l’ordine dei Rosacroce ed integra il catarismo all’occultismo, affibbia a Montsegur la leggenda del Graal e identifica la montagna sacra dell’Ariège con il Montsalvat di Lohengrin e del Parsifal.
Nel 1893, il movimento della Gnosi moderna investe ugualmente il catarismo e restaura il seggio episcopale di Montsegur, allora affidato a Jules Doinel, archivista fin dal XIX e l’inizio del XX secolo, secoli ricchi in materia di esoterismo.
Ma guardiamo bene allo spirito che questo esoterismo, se corrisponde a questa epoca, non ha certo questa connotazione peggiorativa che oggi gli viene attribuita.
Tra le due guerre mondiali, sono i romanzi che primeggiano in relazione alla diffusione del catarismo, in particolare, quello del duca Levis-Mirepoix, che consacra a Montsegur un racconto nel 1924; segue poi Maurice Magre con “Magiciens et Illuminés “ nel 1930.
Dopo Napoléon Peyrat egli il più grande ricercatore e collezionista di miti catari.
Nel 1937, egli occupa il posto di presidente degli “Amici di Montsegur e del Santo Graal del Sabarthés e dell’Occitania”.
Rudolf Steiner, e poi Otto Rahn, nel 1933 danno una nuova spinta, però fortemente lontana dalla sua realtà, al catarismo associandolo ai miti germanici.
Déodat Roché, nel 1950, fonda la Società del ricordo e degli studi catari e pubblica, dal 1949, i “Cahiers d’études cathares”; Georges Bordonove fa scoprire la piccola cittadina di Minerve con la sua opera dal titolo “Le Bucher” e Zoé Oldenbourg permette l’acceso al catarismo ad un pubblico ancora più esteso con le sue due opere “Le Bucher de Montsegur” (1959), e “Les Brulés” (1960).
“L’esplosione recente del “fenomeno cataro” si posa sulla volgarizzazione di una storia immaginata, messa in opera nel corso del secolo che va dal 1870 al 1960.”
Jean-Louis Biget 6
“Mytographie du catharisme”
Historiographie du catharisme, cahiers de Fanjeaux n° 14, 1979, pagina n°271.
Questo breve panorama, senza pretese, colloca le origini di numerose idee, sovente inventate di recente: è così che il 29 Marzo 1966, alle 20.30, il film di Stenzo Lorenzi, “Les Cathares” va in onda sulla televisione francese 7.
Fernand Niel aveva pubblicato il libro “Les Cathares” nel 1955, ma l’opera acquisisce il reale successo solo nell’edizione del 1967 dopo l’apparizione in televisione, uno dei primi esempi in cui con il video si afferma la valorizzazione di un libro, cosa attualissima ai giorni odierni, basta pensare al romanzo “Il nome della rosa” di Umberto Eco, divenuto un betseller dopo la creazione del film omonimo
I catari diventano allora un soggetto noto al grande pubblico: le porte sono finalmente aperte…….
Meno male che contemporaneamente, le ricerche scientifiche sono avanzate di pari passo e se il primo testo sui catari è pubblicato nel 1939, “Liber de duobus principiis”, da R.P.A. Dondaine 8, noi dobbiamo molto ai pregevoli lavori di Jean Duvernoy 9, Michel Roquebert 10, Anne Brenon 11, Emmanuel Leroy Ladurie 12…. Che hanno permesso di ritrovare numerose informazioni, in particolare attraverso estratti di cartolari ed di fonti inquisitori ali.
Da notare, tuttavia, che se si è tentati di rifiutare oggi gli scritti recenti che sono stati inventati di sana pianta, come potremmo prendere alla lettera degli scritti che sono stati formalizzati da coloro che hanno gettato i catari sui roghi?
L’assenza di obiettività al riguardo è inevitabile e ci troviamo bene in faccia ad un problema di posizionamento nella storia in quanto scienza, ma il dibattito sarebbe estremamente lungo per questionare in questa sede.
Oggi, gli scavi archeologici permettono di oltrepassare questa linea, muovendo nuovi passi, che ci permettono di fare luce sui modi di vita, in questo quotidiano medioevale, datando differenti strati delle costruzioni e delle abitazioni…13; certe scoperte avvalorano i testi dell’epoca, altri mettono in causa una visione talvolta troppo lineare degli avvenimenti.
È così che questa sintesi permette di comprendere la diversità delle angolazioni di approccio al “fenomeno cataro”: questo ci permette ugualmente di apprendere l’importanza di una vista interdisciplinare, così poco valorizzata in questa nostra epoca dove tutto sembra segmentato, compartimentato, separato.
In effetti, non è una disciplina particolare che permetterà di dare l’insieme delle risposte che si attendono su un così particolare soggetto, ma l’incrocio delle informazioni e la ricerca di una complementarietà.
Non si tratta quindi di relegare al rango dell’immaginario e dell’esoterismo il bisogno di andare oltre le barriere naturali del mondo materiale, ma di situare la ricerca anche sul lato spirituale.
“Se la storia avesse un senso……..
Noi avremmo la fortuna di non riprodurre i nostri stessi errori ne quelli di coloro che ci hanno preceduto……Questa è la riflessione con la quale Anne Brenon ha esordito in una delle conferenze che ho avuto l’opportunità di ascoltare 14.
“…. Era l’uomo pertanto il più nobile che vi fosse, il più ricco di denaro e di cuore del contado.
Ma purtroppo, si era messo a frequente rare questi malfidati di eretici.
Per questo quando la cittadina di Lavaur venne presa, venne impiccato.
Mai un grande barone aveva subito una tale morte.
Con lui, quel giorno, 420 cavalieri subirono la medesima sorte e furono appesi agli alberi,
dopo ciò, 400 persone del popolo furono bruciate in un gigantesco rogo.
Quanto alla signora del luogo Giraude, essa viene prima pugnalata, legata e gettata sul fondo di un pozzo, infine lapidata fino a coprire completamente il suo corpo con una pioggia di pietre.
Si compie così un grande peccato, perché in tutta la sua vita essa non aveva mai rifiutato di aiutare i poveri.”
Brano tratto dalla “Chanson de la Croisade albigeoise” nella presa di Termes e Lavaur.
Ma è forse più crudele di quello che abbiamo visto durante la Seconda Guerra Mondiale o più recentemente in Iraq?
La nostra visione progressista ci fa sovente dimenticare che l’Uomo non è molto evoluto dall’alba della nostra civilizzazione se continua a comportarsi in questo modo.
Quale che sia il soggetto trattato, l’Uomo si distingue per i suoi atti di crudeltà, sovente trasformati in atti di bravura quando gli stessi vengono raccontati da coloro che hanno in essi degli interessi.
La Crociata contro gli albigesi è una perfetta illustrazione di come questi scrittori e raccontatori di storie possano arrangiare la storia alfine che rispetti le loro ideologie.
Per convincersi della cosa , è sufficiente la lettura della Chanson de la Croisade albigeoise 15 o della Histoire albigeoise 16 che sono estremamente edificanti ed esaustive al proposito.
Che ci sia pertanto permesso di sognare quanto all’utilità della storia: in quanto essa può prendere ben altra forma di quella che viene insegnata a scuola.
Essere catari o non essere catari ?
Mi pongo spesso la domanda di sapere perché mi interesso al catarismo, ma non ho una risposta precisa alla questione ed è vero anche che non la cerco.
Come un ornitologo non può impedirsi di amare gli uccelli che studia, io non posso pretendere di non avere una certa sensibilità verso i catari.
Ma del resto, non più dell’ornitologo che non pretende di essere lui stesso un uccello, io non pretendo di essere un cataro: devo questa analogia a Michel Roquebert, che ringrazio per avermi fatto scoprire le Cittadelle della vertigine ed approfondire l’Epopea catara.
Il catarismo era una religione cristiana, fondata sul Nuovo Testamento: il suo dogma, se vogliamo chiamarlo tale, era organizzato attorno alla visione di Cristo differente da quella della chiesa romana; il senso delle Scritture evangeliche era, secondo il catarismo, un richiamo al risveglio dell’anima incarnata che non appartiene a questo mondo materiale.
Ringrazio Anne Brenon per avermi illuminato sul vero volto del catarismo con il suo libro:
“Le vrai visage du catharisme.”
Il catarismo rappresentava una scelta di vita, assortita da numerose convinzioni: non era per niente sviluppato il gusto per la gerarchia, gli onori, le decorazioni e l’apparire.
Questo contribuisce molto probabilmente alla difficoltà che noi abbiamo di volere trovare un capo, un iniziatore, un creatore, prigionieri come siamo dei nostri modelli di oggi.
Ringrazio Philippe Roy, di avermi fatto aprire certe porte dello spirito con il suo libro:
“Les Cathares, histoire et spiritualité.
Il catarismo può essere ugualmente essere trattato sotto forma di romanzo ed una trasposizione nella nostra attuale epoca, può talvolta riservare qualche sorpresa…..
Ringrazio François M. Bluche per “Le retour du cathare”, così come Philippe Ward e Sylvie Miller, per avermi fatto scoprire “Le chant de Montsegur”; e se “La cathare” di Peter Berling permette un vero viaggio nel tempo, è anche un formidabile mezzo di rinnovare l’umanità e la sensibilità del Medioevo.
La regione può essere vista altrimenti che con lo sguardo di colui che si crede superiore ai suoi avi.
Il talento dei costruttori medioevali, i numerosi simboli che si trovano sul cammino, i giochi d’ombre e di luce che il sole offre nelle valli, il silenzio delle grotte rotto solo dalle goccioline che formano stalattiti e stalagmiti…… forniscono un rilievo particolare agli Itinerari catari.
La lista sarebbe molto lunga, ma la cosa più importante è di ben comprendere che un soggetto storico muore soltanto quando più nessuno se ne occupa.
Il catarismo, in questo senso, non è morto e se ancora oggi, apporta un pretesto alla riflessione ed all’incontro fra più persone, ecco che questo potrà essere considerato come una grande riuscita.
Articolo di Philippe Contal, animatore del sito Chathares.org
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